venerdì 14 dicembre 2012

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La magia del Natale





mercoledì 21 novembre 2012

Curiosità sul :Castello di Vezio (Varenna) LC


Il castello di Vezio di erge su un promontorio sul fondo della Val d'Esino  e sovrasta il paese di Varenna, sito nel comune di Perledo in provincia di Lecco; ebbe origine attorno al 1100.
Nel 1891 si scoprirono alcune tombe dell'età del ferro e nel 1956 affiorarono spade, elmi e frecce in ferro con cuspide triangolare. La torre principale ha una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d'Aosta. La rocca seguì il destino di Varenna, a cui era stata unita da muri che scendevano fino al lago difendendo il borgo. Divenne un feudo vescovile insieme a Varenna.
All'interno delle mura attorno alla torre, vedrete ciò che rimane di questo avamposto militare, utilizzato della Regina Teodolinda come torre di avvistamento. Passando su un ponte levatoio si accede alla torre principale, con la possibilità di raggiungere la sua sommità.
I giardini del castello Sarete accolti da un viale in ghiaia che affianca il lato nord del Castello. In primavera sono visibili dei fiori incantevoli. Più avanti, al cancello, a sinistra si nota il lago di Como. Appoggiandovi alla balaustra si vede subito sotto Varenna. Una scalinata in salita porta nel giardino degli olivi. Nei giardini sono presenti dei sotterranei: un avamposto della Linea difensiva Cadorna (1915-1918), che avrebbe dovuto respingere ogni tentativo di invasione tedesca dalla conca di Menaggio.

Il Castello di Vezio ospita un falconiere (talvolta vestito in abiti d'epoca) che gestisce un allevamento di rapaci, curandoli e addestrandoli. I rapaci, ad oggi, sono sei, di cui due poiane di Harris (originarie dell'America centrale), una poiana ferruginosa (Stati Uniti del Nord e Canada), un barbagianni, un falco lanario e un gufo.
In alcuni orari si possono ammirare dei voli spettacolari dei rapaci.

Dalla cima della torre principale si può godere di un'ampia vista del lago di Como, particolarmente suggestiva nelle giornate più terse.

Il significato dei fiori : FIORDALISO



Secondo la dottrina classica il fiordaliso guarisce dal morso venefico del serpente, nella simbologia medievale il fiore assume l’immagine di Gesù che ha sconfitto il demonio (serpente).
Una delle più antiche leggende racconta; che la dea Flora, innamorata di Cyanus, avendolo trovato morto in un campo pieno di fiordalisi, abbia voluto che i fiori prendessero il nome del suo amato. 
In Oriente, se gli innamorati regalano alla donna amata un fiordaliso, è perchè vogliono esprimerle la speranza di ottenere felicità da lei. Rappresenta infatti la felicità nel linguaggio dei fiori ed è probabile che un riferimento tanto ambito gli derivi dal soprannome, spesso usato nei secoli scorsi, di "erba degli incantesimi". 
Nel linguaggio dei fiori per la sua delicatezza dei colori è stato assunto come simbolo di dolcezza, felicità e leggerezza.

lunedì 19 novembre 2012

Il Giglio Bianco simbolo di purezza e candore


Il giglio fù strettamente associato a numerosi Santi martiri, tra i quali Sant'Antonio da Padova, protettore del matrimonio e patrono della procreazione, rappresentato con questo fiore in mano in nome della sua purezza, nel corpo e nell'anima, e della battaglia che condusse contro il demone fin dall'infanzia. San Giuseppe venne raffigurato tradizionalmente con Gesù Bambino in braccio, mentre teneva in mano un bastone da viandante dal quale sbocciavano dei gigli bianchi, l’unico fiorito miracolosamente tra quelli posti sull'altare, e quindi decisivo per designare lo sposo di Maria, secondo quanto tramandato dal Protovangelo di Giacomo. I tre petali del giglio vennero anche ritenuti simbolici delle tre virtù – fede, speranza e carità – e quindi allusivi alla Sacra Trinità. Simbolo della Passione di Cristo sulla croce e della Santa Rinascita nella primavera della Pasqua cristiana, il giglio fu considerato candido quanto era puro il Salvatore e simile alla tromba dell’Angelo Gabriele che gioioso annuncia la Resurrezione per la sua forma a cono. I gigli rientrarono nel simbolismo religioso floreale delle piante e dei fiori che rappresentarono la vita e le virtù della Madonna nei ‘Giardini di Maria’ medievali. In alcune opere d’arte religiosa di quest’epoca comparve anche il giglio nelle tonalità arancio acceso e rosso brillante che incarnavano l’amore di Dio, anche se talvolta la varietà in giallo venne identificata con la luce divina e quella in viola come sinonimo di umiltà e di castità. Ma era comunque comunemente condivisa l’interpretazione secondo il linguaggio dei fiori: il giglio bianco – sinonimo di innocenza, purezza, rettitudine, fede, santità – venne inserito in numerosi quadri per rappresentare la Madonna e l'Angelo dell'Annunciazione nel tardo Medioevo e nel primo Rinascimento.
Pare che la Chiesa cattolica romana avesse adottato questo fiore per rappresentare la Beata Vergine Maria sia per il candore dei petali, indicativi di tanta purezza, sia per il colore dorato diffuso al loro interno, che rimandavano a valori supremi. Ma, secondo un’altra versione, questo significato religioso conclamato del giglio in rapporto alla Madonna avrebbe compreso anche il profumo del fiore quale riferimento alla divinità, lo stelo per la fede e le foglie per l’umiltà.
Una leggenda tramandava che inizialmente i gigli fossero gialli finché un giorno la Vergine Maria si chinò a raccoglierne uno che, al suo tocco, immediatamente cambiò colore e diventò bianco candido.